venerdì 26 febbraio 2010

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Riporto in questo post uno stralcio di intervista a un nuovo "enfant prodige" (e ha 32 anni) della letteratura italiana. Si tratta di Alessandro D'Avenia che ha esordito presso la casa editrice Mondadori con il libro "Bianca come il latte, rossa come il sangue".
Esordi che devono ringraziare anche altri casi editoriali, in questo caso il libro di Paolo Giordano La solitudine dei numeri primi. Devo ammettere che la copertina ricorda un po' quella di Giordano.

Sembra comunque che di questo libro che ne siano state vendute già 33.000 copie. La classifica di vendite del Corriere della Sera lo dà al quarto posto dietro soltanto a tre nomi già ben collaudati come Gianrico Carofiglio, Fabio Volo e Erri de Luca.


Alessandro D'Avenia è un professore di liceo che ha fatto tesoro delle esperienze degli studenti con cui è a contatto per sintetizzare la figura del giovane Leo, l'adolescente protagonista di questa storia.


Da IBS:

Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.


Nell'intervista si fa un accenno a Paola Mastrocola, anch'ella professoressa di liceo. Credo che il giornalista si riferisca al romanzo Una barca nel bosco (ed. Guanda, premio Campiello 2004). In attesa quindi di leggere questo nuovo caso editoriale, di cui si vocifera anche una possibile candidatura allo Strega, vi consiglio appunto di andare in biblioteca e leggere la Mastrocola. Il suo è un bel libro, scritto seguendo l'evoluzione psicologia e linguistica del protagonistail giovane Gaspare Torrente.




Questo è il link da cui è tratta l'intervista ad Alessandro D'avenia
http://www.vip.it/intervista-alessandro-d-avenia/

E questa è l'intervista:

“Bella ma grottesca, la scuola vista dalla cattedra”
Intervista ad Alessandro D’Avenia, insegnante, scrittore e aspirante enfant prodige. Nel romanzo d’esordio fa parlare i suoi studenti

di Paolo Bianchi

A 32 anni, Alessandro D’Avenia, cresciuto a Palermo e ora residente a Milano, è il nuovo enfant prodige dotato di marchio di produzione Arnoldo Mondadori Editore. Il suo romanzo d’esordio, dal titolo fiabesco Bianca come il latte, rossa come il sangue (pagg. 254, euro 19), prende le mosse da una situazione scolastica, o meglio da racconti che gli sono stati affidati e ispirati da studenti ai quali insegnava, dapprima come supplente e tirocinante, poi come professore di ruolo alle superiori. Stile e linguaggio non strizzano l’occhio a una tradizione letteraria troppo alta. Si tratta di un racconto adolescenziale, in prima persona, con un protagonista innamorato di una lei fatalmente ammalata. Vediamo dunque di farci un’idea di questo giovane autore dall’eloquio entusiasta e l’aspetto del bravo ragazzo vagamente angelicato.
Insegnare in un liceo è sempre stato il suo sogno, ci dice subito. Lo ha perseguito attraverso la necessaria trafila dei nostri giorni: laurea in Lettere classiche e poi un biennio di specializzazione in didattica, obbligatorio, che egli ricorda ancora come una specie di incubo surreale: si chiama Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Superiore – spiega – comunemente detta Ssis. Adesso per fortuna la procedura è stata riformata. Quando l’ho fatto io comprendeva 400 ore di tirocinio, con affiancamento a docenti esperti, utile per capire se uno è portato a insegnare, perché si tratta di un’attività che richiede una certa attitudine alle relazioni umane…».

E la parte che non funzionava di questo corso qual era?

«La parte teorica. Un massacro. Lezioni tenute da cattedratici privi del minimo contatto con la realtà. Entrava uno e ci faceva un’ora di sociologia. Un altro, un’ora di psicologia. Tutto un po’ sulle nuvole. L’impressione finale era di ritrovarsi in mano un sacchetto di coriandoli. Lezioni a altissima quota teorica, peccato che mancasse la presa a terra».

Niente, insomma, che equivalesse all’esperienza sul campo?

«Assolutamente niente. I miei amici e colleghi e io ci sentivamo come imprigionati in una strettoia. Invece per me l’insegnamento è ben altro. L’insegnamento è riuscire a spiegare Dante anche alle medie, a ragazzini di dodici anni. E se non hai un qualche contatto con la realtà, semplicemente non ci riesci».
Insomma, una visione non solo idealistica, ma anche pragmatica dell’insegnamento…
«Sì, e invece noi ricevevamo nozioni deliranti, del tipo: se fate un errore mentre spiegate e un vostro allievo se ne accorge e vi corregge, voi dovete negare, andare avanti e far finta che sia giusto, per non perdere autorevolezza».

In effetti sembra una scempiaggine. A parte che ricorda la giustificazione dell’adultero colto sul fatto: “Cara, non è come sembra!”.

«Appunto. Ma le sembra normale che una classe insegnante venga formata con questi criteri?».
Ma veniamo alla sua attività di scrittura. Come è arrivato a concepire questo romanzo?
«Come si sarà gia capito, c’entra sempre la scuola. Avevo 27 anni, a Roma, mi toccava una supplenza di un’ora al liceo Dante. La situazione rischiava di degenerare perché un giovane professore di passaggio non è preso nella minima considerazione dagli studenti. Allora ho deciso di convincere i ragazzi a raccontarmi qualche storia di vita vissuta. Lo hanno fatto. Mi sono accorto che quelle narrazioni si conciliavano col mio desiderio di scrivere, un sogno che coltivavo da molto tempo. Poi, una volta conseguita l’abilitazione, mi sono trovato una supplenza di un anno a Milano, e nel frattempo ho frequentato il corso di sceneggiatura dell’università Cattolica. A cinque anni di distanza da quell’“illuminazione” il romanzo era finito».

Il protagonista, Leo, è un sedicenne ingenuo e un po’ pasticcione, che vuole fare lo scrittore. Lo stile è molto semplice. Perché?

«Vorrei che sembrasse reale. Questo m’interessa. Anche i sogni dei ragazzi devono avere sempre un aggancio con la realtà».

Pensa di mettersi a fare lo scrittore a tempo pieno?

«No, perché se non sto con i ragazzi non ho niente da raccontare».

Vengono in mente alcuni precedenti degli anni scorsi: Domenico Starnone, Paola Mastrocola… Li ha letti?

«Sì, ma poi ho ceduto a influenze più cinematografiche, per esempio L’attimo fuggente e, in una certa misura, il recente film francese La classe. Per il resto, ho guardato anche a Dostoevskij e Grossman».

Le classi in cui insegna ora sono miste? Ci sono figli di immigrati?

«Non molti. Adesso insegno in una scuola privata e quella è una situazione più facilmente riscontrabile nella scuola pubblica. Però qualche studente figlio di genitori stranieri c’è».

Lo sa che adesso le toccherà sopportare il confronto con Paolo Giordano e Federico Moccia? Anzi, è già cominciato.

«Lo so, ma io non mi sento più vicino all’uno o all’altro. Io desidero un’identità che sia la mia: un reale Alessandro D’Avenia».

Lo sa che le toccherà affrontare il teatrino dei premi letterari?

«Se volessi fare finta di essere un idealista assoluto potrei risponderle che la mia vita non si fonda certo su quello. Invece dico che, se un premio venisse e lo sentissi meritato, lo accetterei volentieri. Però posso anche farne a meno, in fondo sono vissuto bene fino adesso facendone senza».

da IL GIORNALE

mercoledì 24 febbraio 2010

Chi sono i nerd?

Sto scrivendo una serie di racconti che ho definito "nerd" e mi sono chiesto: chi sono i nerd? Ce ne sono di tanti tipi e di varie categorie, in base alle attitudini personali e ai gusti. Poi c'è il supernerd, quello che le racchiude tutte. E in quello io, pensandoci bene, ci vado vicino.

I racconti che sto scrivendo hanno come protagonisti dei nerd e il nerdume che li circonda. Ognuno di essi ha una sua psicologia e un background sociale e familiare. C'è il punkabbestia scappato di casa dopo la separazione dei genitori, c'è una coppia che sta per separarsi, poi ci sono due persone che si rivedono dopo vent'anni e non capiscono perché hanno perso così tanto tempo. In questi racconti i riferimenti alla cultura nerd si sprecheranno e probabilmente non tutti verranno colti.


Quella dei nerd è una cultura totalizzante e puntigliosa. Il nerd sa tutto di un certo argomento, se ne compiace e tende a confrontarsi soltanto con altri nerd che hanno gli stessi interessi culturali.
La cultura nerd non è molto differente da quella dei fisici subatomici. La specificità dell'argomento li porta a un livello di approfondimento maniacale che non lascia spazio a molto altro. A volte questo comporta un errato modo di porsi di fronti ai problemi della vita reale. La "super specializzazione" è un conseguenza del post-industrialismo. In questo caso però quella dei nerd è fine a sé stessa e non serve a niente.
Dei Nerd ho creato delle categorie concettuali a cui farò riferimento per la stesura dei racconti. Il filo comune di quasi tutte queste categorie è la nostalgia.


Nerd informatici
I primi erano gli manettoni del C64 e simili. Parlano sempre di informatica e il loro linguaggio a molti non è comprensibile. I più dotati potrebbero essere diventati hackers. Sono videogiocatori incalliti.
Oggi: Adesso questo tipo di nerd compra consolle moderne: Playstation III, Nintendo Wii e simili. Inoltre potrebbe essere un retrogamer e avere emulatori di vecchie console per utilizzare videogiochi di trent'anni fa.

Nerd televisivi
Nostalgici dei vecchi telefilm anni 80 e primi anni 90. Li hanno visti più volte. Conoscono per intero le canzoni delle pubblicità. Comprende nostalgici dei vecchi quiz e della tv dei ragazzi: Il pranzo è servito, Bim Bum Bam, Ciao Ciao, Giochi senza frontiere, ecc.
Oggi: questi nerd seguono con assiduità telefilm cervellotici come Lost o di genere come Battlestar Galactica.

Cinematografici
Sono i fan di vecchi successi cinematografici tra cui la saga di Ritorno al Futuro, Balle Spaziali, Frankestein Jr, i film dei Zucker ecc. Categoria a parte quelli di Guerre Stellari.
Oggi: hanno una vasta collezione di dvd, con extra, super-extra, mega-extra, doppiaggio storico, commento del regista, dell'usciere e del magazziniere.

Star Trek e Guerre Stellari
Per questi farei una categoria a parte. Sanno tutto di queste produzioni. Collezionano modellini, giochi, cards. Fanno raduni vestiti come i loro personaggi preferiti. Sanno parlare Klingon e/o vulcaniano, conoscono le leggi fisiche che regolano Star Trek e si lodano del fatto che la fisica di Star Trek sia futuribile.
Oggi: a quanto ne so i fan di Star Trek e di Guerre Stellari non vanno d'accordo e non andrebbero messi nella stessa categoria.

Il signore degli anelli
Anche questa secondo me è una categoria a parte. Ovviamente sono fanatici del fantasy e pensano che LOTR sia la summa del fantasy mondiale (non a torto). Conoscono a memoria tutti i libri di Tolkien.
Oggi: Fanno cosplay tolkeniano. Sanno parlare e scrivere nel linguaggio degli elfi. Ovviamente sono assidui lettori di fantasy.

Harry Potter
Fenomeno moderno che ha portato una nuova categoria di nerd. A differenza delle altre categorie non sono nostalgici essendo HP recente. Sanno tutto suoi personaggi, sulla Rowling, vestono come Grifondoro o Corvonero (a scelta).
Hanno tutti i libri ovviamente, i dvd, videogiochi. Costruiscono la loro bacchetta personale. Sanno a memoria tutti gli incantesimi.

Anime e manga
Questa è una categoria molto vasta ed è composta dai nostalgici dei vecchi cartoni animati e dagli "Hotaku": la nuova generazione di appassionati della cultura nipponica.
I nostalgici sono come dei "padri" per gli hotaku, i quali, nella miglior tradizione dello scontro generazionale, rimproverano ai vecchi nostalgici la strenua difesa dei doppiaggi storici non essendo fedeli alla volontà dell'autore giapponese. Quindi per gli hotaku non esiste Goldrake, esiste Grendizer.
I vecchi nostalgici vengono definiti anche "girellari" (la girella era la merenda che più di altre si consumava durante la visione di Goldrake o Mazinga).

Sottocategorie (l'appartenenza ad una categoria non esclude l'altra):
- Quelli che sanno tutto su autori, case produttrici, trame e personaggi. Citano sempre battute famose come: "Con la forza del sole vincerò".
- Fan delle sigle. Conoscono a memoria i testi delle sigle, nomi degli autori, case discografiche. Vanno ai concerti delle cover band e dei cantanti originali.
- Collezionisti di modellini di robot, statuine e merchandising vario. Collezionisti di dvd originali. Spendono 90 euro per un cofanetto e poi si lamentano perché non gli piace il font in copertina.

Cosplayers
Macrocategoria di nerd. Esprimono la loro nerditudine assumendo per un lasso di tempo limitato l'identità di un personaggio tratto dalle categorie sopra elencate.

lunedì 22 febbraio 2010

Il post "esordienti" che è?

Il post precedente, come avrete capito, serve per indicizzare gli argomenti riguardanti gli esordienti.
La pagina dedicata ai contatti con le case editrici è molto abbozzata, inoltre vi dico fin da subito che non ho intenzione di fare un elenco esaustivo di tutte le case editrici esistenti (migliaia!), quindi mi limiterò alle più grandi e alle più medie (sigh!). Insomma quelle che, secondo me, dovreste contattare per prime.

Per quanto riguarda gli esercizi di scrittura non ho fretta. Se decido di metterne online uno devo essere sicuro che sia interessante,  poi devo  svolgerlo anch'io (cosa che non sempre mi va di fare).

Infine ci sono un paio di link. Il primo è un link esterno e riguarda i concorsi letterari. Ripeto ancora una volta che certi concorsi a pagamento che promettono una pubblicazione in antologia ecc. ecc. non sempre valgono i soldi spesi.
Il secondo link riguarda le agenzie letterarie. Anche su queste c'è molto da dire. Vale la pena pagare per avere la scheda critica di un manoscritto che non è comunque pubblicabile? No, non credo proprio. Vale la pena cercare agenzie letterarie vere, quelle che non ti fanno spendere soldi e che se trovano un buon manoscritto lo propongono alle case editrici chiedendo in cambio una percentuale sulle vendite. E' certo che alcune case editrici, come la Feltrinelli, utilizzano le agenzie letterarie per cercare nuovi talenti.

La sezione esordienti è cliccabile dal menù sopra questo post.

domenica 21 febbraio 2010

venerdì 19 febbraio 2010

Chi ha copiato chi?

Volete preservare le vostre magnifiche idee? E' semplice: non divulgatele, non fatele leggere a nessuno. Non provate neanche ad accennare a uno stralcio di trama.
Il protagonista ha undici anni? Be', dite che ne ha novantuno. Il nemico è un famoso alchimista? No, non ditelo, al massimo potete lasciare intendere che è un mago, che forse si chiama con qualche nome improbabile tipo Xilium, Varzedum, Valium, Armageddon, Cippalippaq (la q finale lo rende inattaccabile a livello legale).

Sai, sto pensando a una storia in cui un nano, un elfo, un deputato di sinistra e un marziano vanno alla ricerca di un anello.
Idea del cavolo, risponde JRR.
E così sia.

Tempo fa una giovane scrittrice tedesca ha ammesso di aver copiato ampie parti del suo libro da un blog. Helene Hegemann, autrice di un bestseller intitolato Axolotl Roadkill  si è limitata a un rapido copia/incolla (ah, se la SIAE potesse mettere le mani su questa funzione!) e il suo romanzo si è rivelato quindi la quasi esatta copia di un Ebook il cui titolo è Strobo.
La ragazzina ha ammesso tutto e si è subito prodigata in una serie di scuse nei confronti del vero autore del romanzo, il blogger Deef Pirmasen (un nome che se lo leggi in copertina non compri certamente il libro).

Morale della favola?
1- Se avete fortuna il vostro Ebook verrà copiato da qualcuno poco furbo come la giovane Helene che ammetterà il misfatto e vi risparmierà mesi e mesi di dispute legali. Chi ha copiato chi? Come posso realmente dimostrare che il mio romanzo è stato messo online il 1 giugno 2009 e tu l'hai pubblicato dopo un anno? Come posso dimostrare che hai copiato se hai cambiato i nomi, i luoghi di origine, hai messo dei platani al posto dei pini, dei pini al posto delle querce, un cane al posto di un gatto?
Non si può.
2- Le case editrici dovrebbero stare più attente e non limitarsi a stilare contratti con clausole del tipo "se hai copiato, so' cavoli tuoi".
3- Autospedirvi i manoscritti con raccomandata A/R serve più alle Poste Italiane che a voi. A voi serve una consulenza legale gratuita. Premunitevi di imparentarvi con qualche avvocato.

giovedì 18 febbraio 2010

Concorso letterario "Città di Barletta 2010"

Dopo il grande successo del 2009, conclusosi con la vittoria di Marina Mastrangelo  e la pubblicazione dell'Antologia "Racconti nel Castello", La Penna Blu Edizioni e il Comune di Barletta bandiscono la 2ª edizione del

Premio Letterario Internazionale
“Città di Barletta”


per un racconto inedito sul tema “I luoghi e i misteri dell'Arte”.
La partecipazione è aperta a tutti i cittadini italiani e di nazionalità estera. Le opere dei primi 10 (dieci) classificati saranno inserite in un’antologia realizzata da La Penna Blu Edizioni.

La giuria inoltre assegnerà i seguenti premi in denaro:
1° Premio: € 3.000,00
2° Premio: € 1.500,00
3° Premio: € 500,00

Lunghezza delle opere: massimo 15 cartelle standard (27000 battute)

Scadenza per la presentazione: 30 Aprile 2010

Bando ufficiale del concorso

lunedì 15 febbraio 2010

l'attesa di un figlio nella vita di un giovane padre, oggi

Di Peppe Fiore ho già parlato una volta riguardo al romanzo La futura classe dirigente e lo faccio di nuovo e volentieri. Alla fiera della piccola editoria di Roma ho trovato, forse fortunosamente, il libricino di racconti che dà il titolo a questo post. Il libro è edito dalla Coniglio Editore (collana Lemmings) ed è acquistabile su IBS. Di questa collana dovrei parlare a parte dato che è una fucina di talenti.
La bravura di Peppe Fiore viene qui confermata in una serie di racconti che fanno dell'assurdità delle situazioni in cui si cacciano i protagonisti il motivo che scatena la narrazione. L'assurdo è immerso in un quotidiano quasi minimalista e il più delle volte non ha una giustificazione dovuta a chissà quale redenzione o epifania. Così assistiamo alla rassegnata e allo stesso tempo felice nascita di un bambino bicefalo, a una scena di adulterio con complicazioni legate al vaginismo; vediamo un importante dirigente pulirsi le unghie e osservare Roma dall'alto, dal ventitreesimo piano di un palazzo, come se ne fosse il padrone, sventolando il suo coso e mostrando (al suo coso appunto)  la città come farebbe il padre con un figlio per poi dirgli infine: “un giorno tutto questo sarà tuo”.
È inutile tentare di parlarvi di ognuno dei dodici racconti che compongono la raccolta perché alcuni sono brevissimi, forse soltanto 2/3.000 caratteri, quindi vi consiglio di comprarlo (costa appena 5 euro!)  e farvi un'idea di cosa sia scrivere dei bei racconti brevi.

Non sempre chi è bravo nella stesura di romanzi mantiene poi lo stesso livello qualitativo nella narrazione breve. Peppe Fiore a quanto pare ci riesce a conferma di un talento che forse meriterebbe più visibilità, premi, o chissà cosa.

Il libro su IBS

sabato 13 febbraio 2010

Leggere, leggere, leggere!

Leggere, leggere, leggere! E' l'iniziata di un bibliofilo che nella sua semplicità è geniale: il 26 marzo prendete due o tre libri che vi piacciono, scendete in strada e regalateli a chi volete. Soprattutto, regalateli a qualcuno che non conoscete e che magari, squadrandolo ben bene, pensate possa apprezzarlo.

Questa stravagante idea somiglia al celebre bookcrossing. Con il bookcrossing voi abbandonate un libro in un luogo preposto in modo che qualcuno lo possa adottare e leggere per poi abbandonarlo di nuovo.

Ammetto di non aver mai partecipato a una cosa del genere. Le rare volte in cui ho trovato un libro questo era di qualità scadente, quindi non sono mai stato tentato di partecipare. Ammetto inoltre che il mio attaccamento al libro è a livello feticistico. Faccio fatica a prestarli, figuriamoci a regalarli o abbandonarli per farli leggere a chissà chi.

Pensate le cose strane che potrebbero accadere regalando un libro. Potreste regalare una copia di Se questo è un uomo a un neonazista. Potreste regalare I versetti satanici a un fondamentalista islamico, o addirittura potreste cedere una vostra copia di Nihal della terra del vento a Gamberetta. Potrebbe succedere di tutto...

In ogni modo l'iniziativa sembra aver avuto successo (almeno su facebook) e il gruppo dedicato ha ormai più di 90.000 iscritti. Adesso vediamo quanti di questi 90.000 iscritti parteciperanno attivamente al gioco.

Gruppo Facebook

giovedì 11 febbraio 2010

Vola fenice, vola

Il manoscritto è stato finalmente spedito.
Quella che mi è stata data potrebbe essere l'unica possibilità che ha. E' un libro che, a mio parere, non è facile da collocare nelle case editrici, soprattutto quelle grandi.

Ho modificato il romanzo affinché fosse chiaro che è per bambini e preadolescenti. Ho cancellato la definizione di "fantasy" nella lettera di presentazione perché in fondo fantasy non è o, perlomeno, non è il fantasy che viene pubblicato abitualmente. Niente elfi, orchi, niente maghi, né prescelti (benché il mio Max abbia un compito molto importante non è un prescelto). Niente Dei o demoni. Non è un urban fantasy e credo che chi legge romanzi di questo genere non possa ritrovarsi nel mio semplicemente perché non fa parte del target.

In attesa della risposta potrei continuare a parlarvi del romanzo che ha dato il nome al blog ma a dire il vero non ne sento la necessità. E' come pubblicizzare una marca di detersivo che non esiste.
E... no, non credo che lo pubblicherò in formato PDF, niente Ebook quindi.

Tolto questo peso inizierò altri progetti, alcuni già accennati e altri in fase embrionale.
Pensare di rincominciare mi mette paura. Scrivere un romanzo è un impegno asfissiante e doloroso. Ti costringe a rimanere a casa, a rileggere gli appunti, a correggere gli errori (a volte talmente stupidi che ti chiedi chi te lo fa fare). Ti costringe a pensare ventiquattro ore al giorno alla trama per trovare buchi che prima non vedevi.
Ci proverò. Nel frattempo vola fenice, vola.

martedì 9 febbraio 2010

I consigli di Sandrone Dazieri

Dopo aver stilato un decalogo per gli aspiranti pubblicatori, Sandrone Dazieri ha risposto ad alcune domande poste da noi esordienti. Vi linko i due interessantissimi messaggi. Sono un'ottima risorsa per chi ha tanti dubbi su come spedire un manoscritto, a chi, ecc.
Tra le tante c'è anche una mia domanda:

 Mirco ha detto:  1- Se il manoscritto è stato esplicitamente richiesto si può spedire tramite raccomandata? 2- Come consiglia di rilegare il manoscritto? Se consiglia di farlo, ovviamente. Grazie.


Sandrone: Se è stato esplicitamente richiesto (!) evita la raccomandata. Se non arriva qualcuno ti avvisa. Al limite mandi un file. 2) Anche non rilegato va bene, anzi va meglio, che le pagine si girano meglio. Le bozze che girano nelle case editrici sono risme di fogli tenute insieme da un elastico.


Decalogo per aspiranti pubblicatori

Consigli agli aspiranti pubblicatori. Domande e risposte.

domenica 7 febbraio 2010

Scuola di scrittura Mondadori

La Mondadori Education, in collaborazione con il Comune di Firenze, ha aperto le selezioni che permetteranno a 15 allievi selezionati (non geneticamente, credo) di entrare in una prestigiosa scuola di scrittura.
I corsi permetteranno agli allievi di maturare nella professione di scrittore e di apprendere dall'interno i meccanismi editoriali che regolano il processo di pubblicazione di un libro.
I corsi sono due: il Corso del vivaio (40 ore), riservato a 15 allievi selezionati in base a un testo campione, e un Corso Base di 20 ore a cui accederanno i seguenti 15 allievi selezionati.

Per entrare in questa scuola dovete spedire un vostro elaborato (al massimo 20.000 battute), una scheda biografica e una scheda motivazionale al seguente indirizzo email: scuoladiscrittura@mondadorieducation.it
oppure tramite posta ordinaria a:
Scuola di scrittura Mondadori Education
Viale M. Fanti 51/53
50137, Firenze

La scadenza per la presentazione dell'elaborato è fissata per il 19 febbraio 2010.
Il bando completo è al seguente indirizzo:
Scuola di scrittura Mondadori Education

venerdì 5 febbraio 2010

Oltre. Racconto (quasi) scettico

Questo breve racconto ha partecipato a un concorso indetto dal Cicap, Comitato Italiano per Controllo delle Affermazioni sul Paranormale. Il Cicap è un'associazione senza fini di lucro fondata da Piero Angela. Il comitato si propone di dare una spiegazione scientifica alle tante, diciamocelo, balle che ogni tanto i media tentano di propinarci.

Io ne sono sostenitore da anni e per conto del gruppo locale del Cicap Lazio ho effettuato studi sui cerchi nel grano. Vedere di persona ciò di cui si sente parlare (di solito male) in televisione è un'esperienza unica e purtroppo noiosa. C'è voluto poco per capire che quel cerchio rinvenuto a Sabaudia era falso come una banconota da 11 euro! Purtroppo, ribadisco, perché anch'io come tanti vorrei che qualcosa di strano esistesse veramente, che si potesse avviare un dialogo con le intelligenze extraterrestri (nel caso che queste ci ritenessero degne di un confronto); mi piacerebbe parlare con i defunti, alcuni dei quali a me cari; mi piacerebbe poter dire che c'è qualcosa che la scienza ancora non è riuscita a spiegare e che rientra nel campo del paranormale.
Purtroppo non è così.

Il famoso escapologista Houdini fu tra i primi, se non il primo, a confutare queste credenze. La conoscenza dei basilari trucchi dei giochi di prestigio gli permise di smascherare numerosi furfanti. Di tutt'altra pasta era invece lo scrittore Arthur Conan Doyle. Nonostante il suo personaggio più famoso, Sherlock Holmes, fosse estremamente razionale, il caro Doyle era un inguaribile credulone.
Così credulone da credere a due bambine che affermarono, con tanto di foto, di aver incontrato delle fate. Ovviamente c'era un trucco: Elsie Wright e Frances Griffith avevano infatti ritagliato delle illustrazioni da un libro per bambini e avevano scattato "in posa" le foto con i vari ritagli (guardate gli allegati a questo post).

A questo episodio mi sono ispirato per il racconto che segue.
La lunghezza e il tema affrontato erano ovviamente limiti del concorso.
Prima di leggere il racconto è necessario conoscere la storia delle Fate di Cottingley
http://it.wikipedia.org/wiki/Fate_di_Cottingley

Buona lettura.


Dedicato a mia madre che credeva davvero nelle fate e nelle favole

Oltre

La foto che le bambine avevano scattato non mentivano.
– È straordinario! – esclamò il professore sistemandosi gli occhiali – È la prova che la razionalità non è un pregio, ma un limite della nostra natura. La razionalità erige un muro intorno a noi e ci impedisce di vedere oltre.
– Oltre, professore? Cosa intende?
– Intendo oltre, al di là del comune pensare.
– Potrebbero esserci spiegazioni più... come dire... semplici – balbettò la donna.
– Oh – sbuffò il professore. – Come potete pensare che due bambine così ingenue siano in grado di progettare uno scherzo del genere? È fuori dubbio che le foto siano vere. Guardi questa – disse poi indicando la prima delle cinque immagini che aveva di fronte a sé. – Guardi questi piccoli esseri come ballano, giocano. Addirittura ce n'è uno che sta suonando un piffero.
– Sono così piccoli – sospirò la donna.
– Inoltre abbiamo chiesto ai maggiori esperti del settore ed è risultato che le foto non presentano contraffazioni.
– Vuole dire che non è un fotomontaggio? – chiese la donna prendendo la seconda foto. Un essere minuto, dieci volte più piccolo della bambina, saltella su un prato costeggiato da una fila di alberi e un muro di media altezza. La bambina è seduta e gli sorride divertita. La sua mano potrebbe avvolgerlo e  nasconderlo del tutto per quanto piccolo.
– Nessuna doppia esposizione, nessun montaggio. Le lastre che abbiamo fornito alle due ragazzine erano numerate. Non ci sono dubbi sulla loro autenticità – pontificò il professore fissando le foto con insistenza.
– Questi piccoli esseri di cui non avevamo provato l'esistenza, che abbiamo raccontato nelle favole e nelle leggende popolari, esistono davvero! Capisce cosa voglio dire? – continuò con un vistoso moto di entusiasmo.
– Credo di aver capito, professore – disse la donna.
– Vuol dire che dovremo rivedere tutti i valori a cui la nostra civiltà fa riferimento. La scienza e il progresso tecnologico che valore possono assumere in una società che non accetta l'esistenza dell'irrazionale?
– Capisco – ripeté la donna. Prese la terza foto. Un ometto minuto sembrava compiere un grosso salto mentre la ragazzina, evidentemente impaurita, tirava indietro la testa.
– Cos'ha intenzione di fare con queste foto? – chiese la donna.
– Le renderò pubbliche – rispose il professore. – Tutti devono venirne a conoscenza.
La donna esitò. Avvicinò la foto agli occhi. Osservò i lineamenti della piccola creatura che la bambina stava fissando mentre si avvicinava con un balzo.
– Ha un sorriso così ingenuo – disse. – Sembra che non conosca la reale entità della nostra natura. Non sa che siamo malvagi, che abbiamo causato milioni di vittime con le nostre guerre. Non sa quanto sangue abbiamo versato in nome del progresso. Professore – continuò dopo una breve pausa – credo che debba tenere questa scoperta per sé.
– Perché dovrei? – chiese lui.
– Queste piccole creature non vivranno più in pace quando il mondo saprà di loro.
– Oh – ridacchiò il professore. – Le foto sono già pronte per la stampa e domani verranno pubblicate sui maggiori quotidiani. Vedrà, il mondo non sarà più lo stesso, glielo posso garantire. Sarà migliore!
La donna annuì. Domani il mondo non sarà più lo stesso, ripeté mentre usciva.
Aprì la porta e sospirò. Poco lontano c'era il bosco in cui quei piccolo esseri erano stati trovati e fotografati. In cuor suo sperava che quella storia fosse falsa, inventata, perché se non fosse stato così non immaginava cosa sarebbe successo a quelle creature.
– Gli umani non esistono – sussurrò convinta. Poi presa da un'improvvisa stanchezza si stiracchiò, spiegò le ali e volò verso casa.

mercoledì 3 febbraio 2010

Ennesima revisione finita?

E chi lo sa. Le revisioni sono come gli esami: non finisco mai. Per adesso metto un deciso PUNTO al manoscritto del gallinaccio che io chiamo fenice. Molto deciso altrimenti rischio di non fare altro.

E' un manoscritto "perfetto", almeno secondo me? La risposta è no. Credo che ci siano delle cose da rivedere, ma non riesco a focalizzare quali. Quello che posso fare ho già fatto: ho sfoltito avverbi e aggettivi, ho tolto D eufoniche, ho sistemato meglio i dialoghi, ho riscritto le parti un po' sfilacciate. Ho curato infine la punteggiatura.
Meglio di così, da soli, non si riesce a fare. Ho anche la tentazione di pagare per farmelo correggere da un professionista. Ma è una tentazione che va contro il mio conto in banca e sull'idea che ho dell'editoria. Ovvero: consegnare a una casa editrice un manoscritto perfetto è impossibile e gli editor credo che ci siano abituati. Confido quindi nell'occhio e la professionalità di chi lo leggerà. A mio parere è questo il compito del talent scout: scovare le potenzialità di un manoscritto nonostante le (seppur minime) imperfezioni. E quelle della Fenice sono minime eh! Ehm... ohm...coff...
Se qualche scrittore mi verrà a dire che il suo primo libro è stato pubblicato senza correzioni, be'... io mi complimenterò storcendo il naso.

Tutto sommato sono soddisfatto. Non è più il manoscritto noioso delle prime (faticose) stesure. E' diventato un testo agevole, sintatticamente semplice, leggibile anche dai bambini di nove anni che vorrei diventassero i miei lettori. Non ci sono digressioni inutili e non si perde in chiacchiere. Nonostante sia un libro avventuroso la psicologia dei personaggi è ben definita.
Adesso mi tocca impaginare il tutto per la stampa e fare gli ultimi controlli su:
doppi spazi, trattini del dialogo, corsivi, filastrocche ben impaginate, titoli in grassetto, numero a fondo pagina.
E poi basta.

lunedì 1 febbraio 2010

Roberto Innocenti in mostra

Roberto Innocenti è l'unico italiano, dopo Gianni Rodari, ad aver vinto il prestigioso Hans Christian Andersen Award, considerato il nobel per la letteratura per l'infanzia.
L'associazione Scandicci Cultura e la Regione Toscana hanno promosso una mostra dedicata a questo importante illustratore fiorentino. Quaranta tavole esposte che ripercorrono la sua trentennale carriera artistica. Da Collodi a Dickens, dai fratelli Grimm a Perrault.




La mostra si svolge nella biblioteca di Scandicci ed è visitabile durante l’orario di apertura.. Rimarrà aperta fino al 6 febbraio
Lunedì 14.30/19.30 - da martedì a venerdì 9.30/19.30 - sabato 9.30/18.30. Ingresso libero.

Via Roma 38/A - 50018
Scandicci (FI)
Tel.: 055/7591.860-861
http://biblioteca.scandiccicultura.it/